Immagine Notizia

“Raccontiamo il bene”, il report di Libera sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie

L’importanza di fare squadra, di non sentirsi soli, di camminare insieme per il bene comune, per la giustizia sociale, per il vero cambiamento. Una delle parole –cambiamento – uscite fuori più volte ieri sera nella bottega cento durante la presentazione del report “𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞 - 𝐋𝐞 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐨 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐛𝐞𝐧𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐬𝐜𝐚𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐟𝐢𝐞. 𝐈 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐢, 𝐥𝐞 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞”, il dossier a cura di Libera Contro le Mafie che racconta quella parte di Italia in cui opera una comunità alternativa a quella mafiosa, che lavora e si impegna a realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale. Ma anche l’importanza della co-progettazione tra Comuni ed enti del Terzo settore per individuare la destinazione d’uso migliore per i beni confiscati alle mafie che devono essere restituiti al riuso sociale nelle comunità, e quindi il ruolo della partecipazione democratica e attiva di cittadini, associazioni, cooperative nel sostenere e valorizzare i beni che da simboli di potere criminale sono trasformati in luoghi di diritti, lavoro, economia, giustizia, inclusione. 

Il momento di riflessione e confronto è stato promosso dal consorzio di cooperative sociali Oltre / la rete di imprese che da due anni in piazza Cavour n. 3 porta avanti il sogno della bottega centonove/novantasei, che sin dal nome vuole 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐥𝐞𝐟𝐟𝐢𝐜𝐚𝐜𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟎𝟗/𝟗𝟔, la normativa che consente la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali favorendone il riutilizzo pubblico e sociale. «Questa legge è stata fondamentale per due ragioni: – ha detto 𝐋𝐮𝐝𝐨𝐯𝐢𝐜𝐨 𝐕𝐚𝐜𝐜𝐚𝐫𝐨, Procuratore Capo della Repubblica di Foggia – innanzitutto, perché bisogna colpire i patrimoni, perché ciò che muove le mafie sono intenti di lucro e di controllo del territorio per fare affari. Se li colpiamo nel patrimonio vuol dire che togliamo quello che è il senso di fare mafia e illeciti. Poi, perché ha una valenza importante finalizzata al riuso sociale, ma anche alla possibilità di molte persone che vengono dal circuito penale di poter svolgere attività lavorative, lo strumento fondamentale per dare un senso all’esperienza della detenzione, che oggi non dà le risposte di rieducazione del condannano previste dalla Costituzione».

Federica Bianchi, Referente Provinciale Libera Foggia, ha raccontato i dati contenuti nel report, con un focus su quanto avviene in Puglia ed in provincia di Foggia, aiutandoci a riflettere sulle modalità di destinazione dei beni confiscati, sulle responsabilità di Comuni ed Enti del Terzo settore, sui processi di partecipazione e di sensibilizzazione delle comunità per definire meglio la destinazione d’uso migliore per il bene in oggetto. E da parte dei Comuni anche l’importanza di comunicare in modo più trasparente ed aggiornato sui loro siti istituzionali l’elenco dei beni che sono nelle loro disponibilità. 

«In Puglia sono 129 (erano 123 nel 2024) le diverse realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata in 45 comuni. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica» è scritto nel report di Libera, da cui emerge che circa la metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (63), mentre sono 38 sono le Cooperative sociali. Tra queste, la cooperativa sociale Altereco – tra i soci del consorzio Oltre - che in agro di Cerignola gestisce i beni di Terra Aut e Michele Cianci. Di qui, l’accorato appello di Dora Giannatemppo, di Altereco, affinché chi gestisce questi beni non si senta solo, avverta il supporto della comunità, come ricorda la loro storia e la loro esperienza che ha preso inizio più di dieci anni fa. Era presente anche Giulio De Santis, assessore alla Legalità di Città di Foggia.

Ė stata per il consorzio Oltre / rete di imprese anche un’occasione per ringraziare quanto fatto dal Procuratore Vaccaro in questi anni nel campo dell’antimafia sociale, per liberare il territorio dalla criminalità, per l’attenzione ai temi sociali e dell’accoglienza, come i beneficiari e le beneficiarie dei progetti SAI – Sistema di Accoglienza ed Integrazione gestiti dalla cooperativa Medtraining hanno avuto modo di conoscere in questi anni. Al termine dell’incontro, abbiamo brindato e degustato con alcuni prodotti enogastronomici realizzati su beni confiscati alla mafia e presenti sugli scaffali di centonove/novantasei.

0
    0
    Your Cart
    Your cart is emptyReturn to Shop